È possibile utilizzare preparati a base di Cannabis per il trattamento delle patologie neurodegenerative?

La modulazione del sistema endocannabinoide rappresenta una valida opzione nel trattamento dei disturbi neurodegenerativi, ovvero delle malattie causate da una progressiva e irreversibile perdita di neuroni in specifiche aree del cervello.

Le più diffuse sono la malattia di Parkinson e la malattia di Alzheimer, nelle quali la perdita di neuroni in specifiche aree cerebrali produce rispettivamente alterazioni del controllo del movimento e perdita delle capacità cognitive/disturbi della memoria. In aggiunta, negli stadi intermedi della malattia, oltre al declino cognitivo, sono comuni i sintomi comportamentali e psichiatrici come ad esempio irritabilità e agitazione, paranoia e delirio, vagabondaggio, ansia e depressione, con notevole peggioramento della qualità di vita del paziente e del/dei caregiver/s.

I farmaci disponibili per il trattamento di entrambe le condizioni sono unicamente in grado di alleviare i sintomi ma non di modificare l’evoluzione naturale della patologia. Anche la Cannabis, secondo i pochi studi attualmente disponibili, non può in tal senso essere considerata un farmaco curativo, ma può contribuire notevolmente al miglioramento della sintomatologia e della qualità di vita di questi pazienti con il vantaggio di essere sicura.

Robuste evidenze scientifiche dimostrano come i fitocannabinoidi svolgono una potente azione antiossidante e antinfiammatoria, con effetto neuroprotettivo. 

In particolare:

  • Regolano positivamente la funzione della Barriera emato-encefalica che svolge un ruolo protettivo contro l’ingresso di sostanze esterne al cervello
  • Modulano la neurotrasmissione del glutammato, principale neurotrasmettitore eccitatorio del sistema nervoso centrale, riducendo l’eccitotossicità
  • Migliorano il flusso ematico cerebrale
  • Regolano l’apoptosi cellulare (morte cellulare programmata)
  • Regolano la produzione e il rilascio di diverse citochine pro infiammatorie

I risultati maggiori si ottengono somministrando CBD e THC purché ben bilanciati; infatti, nei pazienti affetti da malattia di Parkinson, il THC a basse dosi è in grado di migliorare i sintomi motori (tremore e rigidità), mentre il CBD, svolge soprattutto un importante ruolo nel ridurre i sintomi non motori tipici della malattia quali insonnia, ansia e depressione.

Nella malattia di Alzheimer, oltre ai già citati effetti antinfiammatori e neuroprotettivi, la terapia a base di fitocannabinoidi rappresenta un valido aiuto per il trattamento dei disturbi del sonno e dell’agitazione psicofisica che caratterizza tipicamente questi pazienti, oltre al miglioramento dell’equilibrio e dell’appetito. 

Pertanto, anche secondo i dati provenienti da studi recenti, la Cannabis può essere utilizzata a scopo terapeutico nei pazienti anziani e/o affetti da patologie neurodegenerative con un buon profilo di sicurezza, quando si utilizzano farmaci con un rapporto THC:CBD= 1:1 o comunque bilanciando il THC con alte dosi di CBD e assumendo i prodotti per via sublinguale.