I disturbi dello spettro autistico (dall’inglese Autism Spectrum Disorders, ASD) sono un insieme eterogeneo di disturbi del neurosviluppo,  caratterizzati da deficit persistente nella comunicazione e nell’interazione sociale associati a a pattern di comportamenti, interessi o attività ristretti e ripetitivi.

La sintomatologia clinica può variare molto tra i pazienti, sia in termini di complessità che di severità dei sintomi; che possono presentare un’espressione variabile nel tempo. Inoltre, le persone nello spettro autistico molto frequentemente presentano diverse co-morbilità neurologiche, psichiatriche e mediche, di cui è fondamentale tenere conto per l’organizzazione degli interventi.

I disturbi dello spettro dell’autismo colpiscono la popolazione maschile rispetto a quella femminile secondo un rapporto di 4:1. I sintomi di autismo in genere vengono riconosciuti nel secondo anno di vita (12-24 mesi di età), ma possono essere osservati segnali di autismo prima dei 12 mesi se il ritardo dello sviluppo è grave o dopo i 24 mesi se i sintomi di autismo sono attenuati.

L’eziopatogenesi del disturbo dello spettro dell’autismo è ancora sconosciuta. Le stime attuali attribuiscono un peso uguale a fattori genetici e ambientali.

Non è possibile individuare un intervento esclusivo e specifico per tutte le persone affette da autismo a causa della variabilità e complessità dei sintomi. Attualmente il trattamento che risulta più efficace nell’ambito dell’autismo è l’intervento psicoeducativo.

Non ci sono farmaci per la cura dell’autismo, né prodotti farmaceutici che siano in grado di agire sui sintomi centrali quali il deficit di comunicazione e reciprocità sociale e i comportamenti ripetitivi.

Alcuni farmaci (quelli più comunemente usati appartengono alla categoria degli antipsicotici di seconda generazione e degli stabilizzatori dell’umore) possono agire sui sintomi secondari dell’autismo, trattando irritabilità, ansia, aggressività, agitazione o depressione nonché i disturbi del sonno.

Le persone con autismo tendono, infatti,  a presentare disturbi del sonno, sia in termini di difficoltà di addormentamento che di frequenti risvegli notturni.

La melatonina può costituire un trattamento efficace nel caso di disturbi del sonno che persistono anche dopo interventi comportamentali (leggi qui il nostro articolo sulla melatonina)

Una review sistematica del 2022 ( Cannabis and cannabinoid use in autism spectrum disorder: a systematic review – Estácio Amaro da Silva Junior et al. Trends Psychiatry Psychother, 2022) ha analizzato tutti gli studi che hanno indagato l’uso dei cannabinoidi nei disturbi dello spettro autistico. Alcuni studi hanno dimostrato che i prodotti a base di cannabis riducono il numero e/o l’intensità di diversi sintomi, tra cui iperattività, attacchi di automutilazione e rabbia, problemi di sonno, ansia, irrequietezza, agitazione psicomotoria, irritabilità, perseveranza nell’aggressività e depressione. Inoltre, si è riscontrato un miglioramento nella cognizione, nella sensibilità sensoriale, nell’attenzione, nell’interazione sociale e nel linguaggio. Gli effetti avversi più comuni sono stati disturbi del sonno, irrequietezza, nervosismo e alterazione dell’appetito.

In conclusione, la cannabis e i cannabinoidi possono avere effetti promettenti nel trattamento dei sintomi legati all’ASD e possono essere utilizzati come alternativa terapeutica per alleviare tali sintomi. Tuttavia, sono necessari studi clinici randomizzati, in cieco e controllati con placebo per chiarire i risultati sugli effetti della cannabis e dei suoi cannabinoidi nei soggetti con ASD.